il negozio in Blossom Street

il negozio in Blossom Street

recensione a cura di Federica Merli

 

“Nelle mani di una donna che lavora a maglia, il filato diventa il mezzo che unisce cuore e anima” (Robin Villiers-Furze, The Needleworks Company)

 

C’è un piccolo negozio di filati in Blossom Street, a Seattle, “L’Intreccio”. E’ di proprietà di Lydia e rappresenta l’inizio della sua nuova vita. Lydia, infatti, è sopravvissuta al cancro per ben due volte e, dopo la morte di suo padre, decide di buttarsi in questa folle impresa: aprire un negozio di filati e dare lezioni di maglia.

Nei lunghi anni trascorsi a combattere contro il cancro, il lavoro a maglia è stato terapeutico, l’ha aiutata a superare i momenti emotivamente più difficili: “Il cancro fa parte di me. Oggi sono in remissione, ma non posso sapere se sarà ancora così domani o la settimana prossima. Ho vissuto in una specie di limbo per la maggior parte della mia giovinezza, però ho superato questa fase ora (…) Non sono stati solo i dottori, le medicine o la chirurgia a salvarmi (…) Mio padre non mi permise di rinunciare, e quando scoprii il lavoro a maglia, mi sentii come se avessi trovato il santo Graal perché era qualcosa che potevo fare. Potevo sferruzzare sdraiata a letto se era necessario. Era un modo di provare che ero qualcosa di più che una vittima”.

Lydia riparte da qui, da fili nuovi da intrecciare ma farà molto di più: trasmetterà questa passione ad altri, insegnerà maglieria per principianti e la prima lezione sarà una copertina per neonato.

Le sue prime allieve  non potevano essere più diverse tra loro: Jacqueline Donovan, borghese di mezza età, sta per diventare nonna, ma non sopporta che suo figlio si sia sposato con una donna che non ritiene alla sua altezza,  vuole realizzare qualcosa di maglia per la sua nipotina, una copertina che si rivelerà un gesto di  riconciliazione con la nuora;  Carol Girard dolce giovane donna, da anni alla ricerca di quel bambino che non vuole arrivare, si imbatte nel negozio di Lydia e legge nel progetto di una copertina per neonato  un messaggio di speranza per il suo ultimo tentativo di concepire; Alix Townsend, una ragazza di vent’anni, ribelle per necessità e messa alla prova da una vita difficile fin da bambina, ora in libertà vigilata che si iscrive al corso di Lydia per impiegare le ore di servizio per la comunità imposte dal tribunale.

Pagina dopo pagina la vita di queste quattro donne, le loro storie si intrecceranno come la trama del lavoro a maglia, scopriranno se stesse, il senso dell’amicizia e qualcosa in più per ripartire da zero.

“Una delle cose che mi piace di più del lavoro a maglia è farlo insieme ad altre persone. Ogni volta che incontro qualcuno a cui piace lavorare a maglia, di solito una donna, ma non necessariamente, è come ritrovare un’amicizia perduta. Non importa se fino a poco prima eravamo due estranee, perché abbiamo immediatamente un punto in comune.”

Ho amato questo libro fin dalle prime pagine, le storie delle quattro donne si annodano e ti trascinano nel loro intreccio, diventi anche tu, lettrice, loro amica e ti ritrovi a sferruzzare accanto a loro e, così, tra un dritto e un rovescio, sei lì a fare il tifo per le loro conquiste, a soffrire per le loro delusioni, a gioire per i loro successi.

E, alla fine della lettura Lydia vuole lasciare anche a te un dono, un nuovo inizio, un modo per mettere la tua rinascita e ritrovare tra quelle maglie la rinascita sua, quella di Jacqueline, di Carol e di Alix.

L’autrice del libro è Debbie Macomber, autrice di bestseller n.1 del New York Times e una delle scrittrici più popolari oggi, con oltre 200 milioni di copie dei suoi libri stampati in tutto il mondo.

“Il negozio in Blossom Street” è il primo di sei libri della serie:

  • “Dritto e rovescio”
  • “L’anno che cambiò ogni cosa”
  • “Lettere di Natale”
  • “I fiori di Blossom Street”
  • “20 desideri”

…intanto leggi questo, gli altri te li racconterò tutti, quando lo avrai finito.

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com’è nato il racconto Il più Bel Regalo di Natale

Com’è nato il racconto Il più bel Regalo di Natale

 

Questa è la storia di un racconto di Natale che è nato da un incontro magico.

Tre anni fa Scambiamente ha partecipato ad un progetto di Parmakids sul Natale nel mondo. Quando si è trattato di scegliere la Nazione di cui esplorare le tradizioni natalizie, ho chiuso gli occhi ed ho pensato subito alla mia città natale, Taranto, che è stata la culla della Magna Grecia. Mi sono venuti in mente Alessandro e Sofia, i bambini di Gianluca ed Evi (mio cugino e sua moglie, nata e cresciuta ad Atene). Ho aperto gli occhi ed ho pronunciato una parola di sei lettere: Grecia. Sono state le mie radici a compiere la scelta.

Dal giorno successivo mi sono messa in contatto con la comunità greca di Parma che, dovete sapere, è una bellissima realtà di persone dolci, gentili e accoglienti. Ho conosciuto Evelyn, Mary e poi Claudio e Jannis.

Io ed Evelyn ci siamo messe alla ricerca di una favola greca sul Natale, tradotta in italiano, da leggere ai bambini durante l’evento. I risultati delle ricerche bibliografiche ci hanno fatto capire che avevamo un problema: non esistono racconti greci sul Natale tradotti in italiano.

Cos’altro restava da fare?  Creare noi una storia. Ho chiesto ad Evelyn di raccontarmi le loro tradizioni natalizie e dalla sua voce gentile ho appreso i riti della vigilia di Natale in Grecia e cosa sono Kalanda, trigono, i Kalikantzari. Mi ha descritto i piatti tipici e tanto altro.

Il suo racconto orale mi ha ispirata e la storia che ho scritto è frutto di questo incontro tra me ed Evelyn. Mio marito Daniele ha disegnato le illustrazioni. Ricordo quei giorni: la nostra casa si era trasformata in un vero e proprio laboratorio di scrittura e disegno, nostra figlia Andrea Sara ci ha aiutati ed è stato molto bello e divertente.

Tre anni fa abbiamo portato in scena l’evento, il racconto è stato accompagnato dalle musiche di Jannis e dalle canzoni dei bambini della comunità greca: un momento gioioso ed emozionante.

Il 4 dicembre scorso, a distanza di tre anni, lo abbiamo replicato presso Il Laboratorio Aperto di Parma, nel Complesso di San Paolo, in questa occasione non sono riuscita ad essere presente e a leggere il racconto perché ero a casa con l’influenza, ma è come se lo fossi stata.

Ringrazio Federica e Virginia di Parmakids, Claudio, Evelyn, Jannis e tutta la comunità greca per aver riportato in scena “Il più bel regalo di Natale”.

Grazie al Comune di Parma e al Laboratorio Aperto per questa bellissima possibilità e naturalmente grazie a tutti coloro che hanno partecipato.

 

un bel video:

https://fb.watch/hOsgH8fCns

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